Il 28 gennaio 2023, le attiviste femministe e scrittrici Carlotta Vagnoli e Valeria Fonte hanno vissuto un’esperienza traumatica quando la polizia ha effettuato una perquisizione nelle loro abitazioni. Entrambe hanno condiviso sui loro profili Instagram i dettagli di questo evento, rivelando che i loro dispositivi elettronici, tra cui cellulari e computer, sono stati sequestrati, compromettendo così la loro attività politica e lavorativa.
Dettagli inquietanti della perquisizione
Valeria Fonte ha descritto la perquisizione in modo molto dettagliato: “Ieri, nella mattinata del 28 gennaio, alle ore 7.30, ho subito una perquisizione in casa mia da parte di sei poliziotti. Mi è stato chiesto di spogliarmi completamente e di fare uno squat. Sono stata controllata anche nei capelli e dietro le orecchie”. Queste pratiche sollevano interrogativi sulla proporzionalità e sull’eccesso di potere delle forze dell’ordine. Fonte ha espresso preoccupazione per le ripercussioni sulla sua capacità di operare, affermando di dover “razionare il normale svolgimento della mia attività politica in attesa di ricevere indietro i miei device”.
Carlotta Vagnoli ha confermato la versione di Fonte, pur con meno dettagli: “Ieri mattina presto è avvenuta una perquisizione da parte della polizia municipale presso il mio domicilio, che ha portato al sequestro dei miei device elettronici”. Entrambe le attiviste hanno chiarito che le ragioni di tali perquisizioni non riguardano la loro attività pubblica o i recenti sforzi per denunciare abusi e molestie.
Le motivazioni dietro le perquisizioni
Le motivazioni precise dietro a queste perquisizioni rimangono in gran parte avvolte nel mistero. Tuttavia, Selvaggia Lucarelli, nota giornalista e blogger, ha fornito alcune spiegazioni. In una delle sue newsletter, ha rivelato che Vagnoli e Fonte sarebbero indagate per stalking e diffamazione aggravata, in relazione a un caso di presunti abusi da parte di un attivista. Questo contesto ha sollevato interrogativi sulla possibilità di ritorsioni nei confronti di chi si oppone a comportamenti abusivi e sulla questione della tutela delle vittime di violenza.
Una riflessione sul sistema giuridico
Vagnoli ha commentato la situazione in modo critico, affermando: “In un paese in cui neanche le più palesi vittime di violenza e stalking riescono ad accedere al 612bis, trovo tristemente ironico che delle persone abusanti si appellino proprio a quella norma per punire chi difende gli interessi delle vittime di violenza”. Questa affermazione mette in luce un problema più ampio riguardante il sistema giuridico italiano e la sua capacità di proteggere le vittime, evidenziando come spesso siano le vittime stesse a essere messe in discussione.
Le attiviste hanno utilizzato i loro canali social per esprimere preoccupazioni riguardo a questi eventi. Fonte ha fatto riferimento a un contesto di intimidazione e ritorsione, mentre Vagnoli ha sottolineato la necessità di un cambiamento culturale e giuridico che protegga le persone vulnerabili piuttosto che punire chi cerca di difenderle.
Il caso di Vagnoli e Fonte ha suscitato un ampio dibattito sui social media, con molti utenti che hanno mostrato solidarietà nei loro confronti, mentre altri hanno sollevato interrogativi sulla legittimità delle accuse e sull’operato delle forze dell’ordine. La questione ha attirato l’attenzione di esperti di diritto, attivisti e organizzazioni per i diritti umani, che hanno espresso preoccupazione riguardo all’uso eccessivo del potere da parte delle autorità.
In questo contesto, è importante notare che le attiviste femministe, come Vagnoli e Fonte, si trovano spesso in prima linea nella lotta contro la violenza di genere e le ingiustizie sociali. La loro esperienza di perquisizioni e sequestro di dispositivi elettronici non è un caso isolato, ma fa parte di una narrazione più ampia riguardante le sfide quotidiane affrontate da chi cerca di difendere i diritti delle donne e delle minoranze.
Le prossime settimane saranno cruciali per comprendere come si evolverà questa situazione e quale impatto avrà sulle attività delle due attiviste. La loro resilienza di fronte a tali eventi potrebbe rappresentare un esempio di coraggio e determinazione, ispirando altri a continuare a lottare per la giustizia e la verità, anche di fronte a intimidazioni e ostacoli.