
Natisone, la denuncia della mamma di Patrizia Cormos: Ragazzi abbandonati al telefono con musica di sottofondo
La tragedia avvenuta il 31 maggio lungo il fiume Natisone ha scosso profondamente la comunità locale e l’intera nazione. Patrizia Cormos, una giovane di 19 anni, insieme ai suoi amici Bianca Doros e Cristian Molnar, ha perso la vita a causa di un’improvvisa piena del fiume. Questo drammatico evento ha sollevato interrogativi sul sistema di emergenza e sul funzionamento dei soccorsi. La madre di Patrizia, Mihaela, ha recentemente ascoltato le registrazioni delle telefonate effettuate dai ragazzi ai soccorritori, rivelando dettagli inquietanti e strazianti.
Le telefonate disperate
Le registrazioni mostrano che i giovani erano stati messi in attesa per diversi minuti, lasciati soli con una musica di sottofondo anziché ricevere le rassicurazioni necessarie in un momento di panico. Mihaela ha dichiarato ai media locali: “Ci chiediamo come sia potuta accadere una cosa del genere. Chiunque chiami per chiedere aiuto non dovrebbe mai essere messo in attesa.” Queste parole riflettono la frustrazione e la disperazione di una madre che ha perso la figlia in circostanze così tragiche, chiedendo giustizia e responsabilità.
Il momento più drammatico delle telefonate è quando Patrizia lancia il suo ultimo appello, affermando: “Non abbiamo più tempo. Solo un elicottero può salvarci.” Queste parole risuonano come un grido di aiuto, evidenziando l’inefficienza del sistema di soccorso. Le indagini avviate dalla Procura della Repubblica di Udine hanno portato all’indagine di tre vigili del fuoco e un infermiere per omicidio colposo.
Tempistiche critiche
Il 31 maggio, la chiamata di emergenza è stata effettuata alle 13.29, ma i ragazzi sono stati travolti dall’acqua e sono morti per annegamento alle 14.10. Le indagini hanno rivelato che l’agonia dei tre giovani è durata 41 minuti, un tempo che avrebbe potuto essere utilizzato per attivare un intervento aereo di soccorso. Ecco alcuni punti chiave emersi dalle indagini:
- L’elicottero sanitario è stato inviato sul posto solo alle 14.07.
- L’elicottero è arrivato sul luogo dell’incidente alle 14.13, quando ormai i ragazzi erano stati trascinati via dalla corrente.
- Le procedure di emergenza non sono state seguite correttamente, portando a conseguenze fatali.
Un dibattito pubblico
La vicenda ha suscitato un acceso dibattito pubblico sulla gestione delle emergenze e sull’efficacia del sistema di soccorso. Molti cittadini si sono interrogati su come sia possibile che un sistema progettato per salvare vite possa fallire in modo così drammatico. Il caso ha portato alla luce le carenze operative e la necessità di una formazione adeguata per gli operatori di emergenza.
In un contesto più ampio, la morte di Patrizia, Bianca e Cristian ha scosso la comunità locale, sollevando domande su come prevenire simili tragedie in futuro. Le famiglie delle vittime chiedono giustizia e trasparenza, richiedendo misure concrete per migliorare la risposta alle emergenze e garantire che i giovani in difficoltà ricevano l’aiuto di cui hanno bisogno.
Questo tragico evento non è solo una questione di giustizia per le vittime e le loro famiglie, ma una chiamata all’azione per rivedere e riformare i sistemi di emergenza. In un mondo dove la vita può cambiare in un attimo, è fondamentale che i servizi di soccorso siano pronti a rispondere con efficienza e umanità, garantendo che ogni chiamata venga trattata con la massima serietà. La storia di Patrizia e dei suoi amici deve servire da monito e da stimolo per un cambiamento radicale nella gestione delle emergenze.